
“Attenzione a non scambiare la malattia con una scelta etica”
La tragica vicenda dell’influencer russa Zhanna Samsonova morta a 39 anni ha scosso il mondo intero. Gli amici della ragazza da tempo erano preoccupati per il deperimento organico e i gravi scompensi fisici che da tempo la affligevano: “appariva esausta” hanno raccontato.
L’influencer, nota sui social come Zhanna D’Art, da anni praticava e promuoveva una dieta crudista molto rigida, a base di “verdura e frutta crude, germogli e semi di girasole”. Era convinta della bontà delle sue scelte alimentari, che continuava a condividere con i suoi follower e organizzava anche lezioni di cucina on line.
La giovane donna è deceduta lo scorso 21 luglio mentre si trovava in Malesia. Le autorità locali non hanno ancora reso pubblici i dettagli sul decesso, ma la madre ha riferito che “sarebbe venuta a mancare dopo aver manifestato sintomi simili al colera”.
Nonostante le cause della morte non siano ancora del tutto chiare, le persone vicine alla ragazza sono convinte che sia stata causata da una “dieta estrema”.
Abbiamo interpellato Laura Dalla Ragione, psichiatra, psicoterapeuta e direttore del centro per i Disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell’Umbria 1 per fare chiarezza su una vicenda tristemente emblematica che merita un’attenta riflessione.
“La vicenda di Zhanna accende ancora una volta i riflettori sulla diffusione, la pericolosità e pervasività dei disturbi del comportamento alimentare, che possono manifestarsi anche in questo modo, mascherati da una scelta apparentemente etica ma che in realtà nasconde un dramma profondo”.
Attenzione a non scambiare la malattia con una scelta etica”
Può accadere che un’apparente scelta vegana nasconda un vero e proprio disturbo, spesso chiamato “ortoressia”. E’ caratterizzato da un’ossessione verso il mangiare sano che spinge ad una restrizione calorica sempre maggiore fino ad eliminare un certo gruppo di cibi essenziali per una dieta equilibrata.
“I disturbi del comportamento alimentare sono caratterizzati da una visione egosintonica: il paziente non si rende conto di arrecare danno o sofferenza a se stesso, più si scende di peso più la consapevolezza diminuisce” avverte la psichiatra. Quella che apparentemente è una scelta di libertà in realtà è una schiavitù da cui non riesce a svincolarsi.
“Nei nostri centri dedicati ai disturbi del comportamento alimentare le scelte etiche dei pazienti vengono sempre rispettate e, nei casi in cui ci fosse una specifica richiesta, proponiamo menù vegetariani e vegani. Attenzione a non scambiare la malattia con una scelta etica” spiega il direttore del centro per i Disturbi del comportamento alimentare della USL 1 dell’Umbria 1.
Disturbi del comportamento alimentare: i dati sono allarmanti
Nel nostro Paese lo scorso anno si sono verificati 3200 decessi collegati ai disturbi del comportamento alimentare. “In una prima fase il dimagrimento spinge al consumo della massa grassa, poi, a mano a mano, va a consumare la massa muscolare e quindi arriva a cannibalizzare gli organi interni, come il cuore, il rene, fino alle ossa- spiega Dalla Ragione- I decessi possono essere causati dall’arresto cardiaco, ad infezioni legate alla mancanza di difese immunitarie fino al suicidio”.
I disturbi del comportamento alimentare colpiscono sempre di più e sempre prima, soprattutto le ragazze, con esordio precoce tra i 12 e i 17 anni.
I social amplificano il disagio
Quando la vulnerabilità adolescenziale si scontra con la diffusione, a mezzo social, di modelli estetici ed alimentari sbagliati, ma considerati vincenti e di successo sulla base dei follower e delle visualizzazioni ottenute, l’effetto “macchia d’olio” è inevitabile. “I social amplificano i messaggi, anche quelli falsi e pericolosi, che rischiano poi di affermarsi nell’universo dei ragazzi” avverte la psicoterapeuta che ha affrontato il problema nel volume “Social fame. Adolescenza, social media e disturbi alimentari”.
“La Generazione Z, i cosiddetti nativi digitali, sono sì in grado di padroneggiare il mezzo dal punto di vista tecnologico, non dal punto di vista emotivo”. In che modo intervenire per aiutare i ragazzi a districarsi in questo mare magnum di informazioni spesso fuorvianti? “Il contesto scolastico è uno dei principali su cui intervenire in ambito di prevenzione- aggiunge Dalla Ragione-. Sarebbe utile un’alfabetizzazione digitale emotiva che insegni l’utilizzo corretto e le potenzialità del digitale”.
Il rischio dei modelli devianti
“Alcuni contenuti diventano virali, è questo uno dei pericoli più grandi- aggiunge Dalla Ragione- ma, soprattutto sono interattivi: i profili dei food influencer permettono, ed anzi favoriscono, l’interazione col pubblico, che può commentare, fare domande, e così via. Sono pagine che a volte propongono modelli corporei di magrezza assoluta irrealizzabile, spesso anche alterati e scelte alimentari estreme”.
I Dca sono un’emergenza: è importante agire in fretta
“Attualmente in Italia 3 milioni di persone soffrono di DCA – sottolinea Dalla Ragione – è una vera e propria emergenza ed è assolutamente necessario rafforzare la prevenzione dei fattori di rischio. I disturbi del comportamento alimentare sono patologie psichiatriche gravi, in cui viene compromessa la lucidità. Un elemento chiave della malattia è proprio la dispercezione corporea, un’alterazione temporanea del modo di vedere la realtà”.
“L’approccio è multidisciplinare, riguarda non la cura del singolo sintomo ma la persona nel suo complesso, conclude.- “Nei centri di Todi, i primi centri pubblici, istituiti nel 2003, c’è un approccio multidisciplinare, si lavora sul corpo, ma anche sulla mente, in un modo olistico, un approccio globale alla persona”.