
oltre 1 milione di nuovi casi. La variante EG.5 è la seconda più diffusa al mondo
La nuova variante Covid EG.5, l’ultima inserita dall’Organizzazione mondiale della sanità nella lista dei mutanti sotto monitoraggio (Vum), cresce ancora. La variante, segnalata finora in 45 Paesi, fa registrare una prevalenza dell’11,6% a livello globale: è quanto emerge nell’ultimo bollettino dell’Oms sull’andamento di Covid-19.
Era il 19 luglio quando la cronaca internazionale riportava l’entrata in scena, di EG.5 e da quel giorno ha ingranato la marcia per espandersi e contagiare il più possibile: in due settimane è diventata la seconda variante più diffusa al mondo, dopo Arturo (XBB.1.16)
Il bollettino dell’Oms
Nella settimana dal 10 al 16 luglio, la variante EG.5 raggiunge Kraken (XBB.1.5, in calo costante) e diventa la seconda più diffusa dopo Arturo (XBB.1.16), che scende al 18,4% rispetto al 21,7% della settimana precedente.
Sotto la lente dell’Oms – si legge nel report – ci sono oggi due varianti di interesse o Voi (Kraken e Arturo) e 7 varianti sotto monitoraggio o Vum: oltre a EG.5, BA.2.75 (Centaurus), CH.1.1 (Orthrus), XBB (Gryphon), XBB.1.9.1 (Hyperion), XBB.1.9.2 e XBB.2.3 (Acrux). Tra queste ultime, EG.5 è l’unica in crescita (dal 6,2% della settimana 24, quella compresa fra il 12 e il 18 giugno, all’11,6% della settimana 10-16 luglio); calano Centaurus e Hyperion, mentre le altre mostrano un trend stabile. Quanto alle Varianti di interesse, nonostante un trend discendente Arturo resta la più diffusa, riportata da 100 Paesi e particolarmente presente nel Pacifico Occidentale (prevalenza del 15%) e nel Sudest asiatico (36%). Kraken, notificata da 120 Paesi, benché in ritirata rimane invece la variante prevalente nelle Americhe (25%) e in Europa (20%).
Oms: “situazione eterogenea”
“Le attuali tendenze delle varianti Sars-CoV-2 continuano a differire tra le regioni e i Paesi dell’Oms e al loro interno“, commenta l’agenzia ginevrina. “Alcuni Paesi hanno registrato un recente aumento dei casi, guidato dalle Voi e da alcune Vum. In alcuni Paesi la crescita dei casi è stata accompagnato da un aumento dei ricoveri e dei decessi, anche se a livelli inferiori rispetto alle precedenti onde di risalita. Il livello di immunità della popolazione, conferito da vaccinazioni e precedenti infezioni, è tra i fattori che contribuiscono all’eterogeneità osservata nella dinamica della circolazione delle varianti e alla diminuzione generale dei ricoveri e dei decessi”.
L’andamento del virus nel mondo: i dati
Nel mondo i casi di Covid-19 registrano intanto una lieve risalita nell’ultimo mese, mentre prosegue il calo dei decessi. Nei 28 giorni dal 3 al 30 luglio, a livello globale sono stati segnalati oltre 1 milione di nuovi contagi (+7%) e oltre 3.100 morti (-53%) secondo l’ultimo bollettino settimanale dell’Organizzazione mondiale della sanità. Da inizio pandemia a fine luglio, il report segnala oltre 768 milioni di casi confermati e oltre 6,9 milioni di decessi.
I nuovi contagi scendono in 5 regioni dell’Oms (-66% Europa, -65% Mediterraneo orientale, -61% Sudest asiatico, -56% Africa, -31% Americhe), mentre aumentano nel Pacifico occidentale (+38%). I morti calano invece in tutte e 6 le regioni (-75% Europa, -73% Sudest asiatico, -59% Mediterraneo orientale, -50% Africa, -39% Pacifico occidentale e -29% Americhe). Zoomando sulla regione europea, nell’ultimo mese i nuovi casi sono oltre 60mila e i nuovi decessi poco più di 700. Il maggior numero di contagi è stato segnalato Federazione Russa (15.091, -50%), Italia (13.533, -48%) e Regno Unito (10.964, -19%), mentre il maggior numero di morti da Federazione Russa (251, -50%), Italia (125, -63%) e Portogallo (52, -61%).
L’agenzia ginevrina ribadisce che, “sebbene l’emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale sia stata dichiarata conclusa il 5 maggio 2023, Covid-19 rimane una minaccia”. L’Oms sollecita quindi gli Stati “a mantenere, non a smantellare, la loro infrastruttura. E’ fondamentale sostenere tempestivamente la sorveglianza e la segnalazione dei casi, il monitoraggio delle varianti, la fornitura di assistenza clinica, la somministrazione di richiami vaccinali a gruppi ad alto rischio, i miglioramenti nella ventilazione”. Quanto ai numeri contenuti nei rapporto, avverte l’agenzia Onu per la salute, “non rappresentano accuratamente i tassi di infezione a causa della riduzione di test e segnalazioni”.